Nel primo intervento pubblico le autorità statali sembrano voler fare marcia indietro dall’impegno preso di concedere il complesso ai cattolici, forse per trovare una formula che evidenzi il proprio controllo. Il vescovo di Thai Binh attacca il filogovernativo “Comitato per la solidarietà dei cattolici”.

Hanoi (AsiaNews) – Segni di tensione in Vietnam tra la Chiesa cattolica ed il filogovernativo “Comitato per la solidarietà dei cattolici”, mentre un rappresentante del primo ministro, parlando per la prima volta della vicenda della delegazione apostolica non fa cenno dell’impegno preso di darla ai cattolici, pur dicendo di “non poter non tener conto” della richiesta avanzata dalla Conferenza episcopale.

Sembra che il governo in qualche modo voglia se non fare marcia indietro, almeno trovare una formula che ponga dei limiti alla questione dei beni della Chiesa ed evidenzi il suo potere. In una riunione del Comitato d’unione dei cattolici – che fa parte del Fronte patriottico – svoltasi il 27 febbraio, esprimendo il punto di vista del primo ministro sulla vicenda, Trân Dinh Phung, membro permanente del Fronte ed incaricato degli affari religiosi ed etnici, non ha fatto cenno della promessa già fatta ai cattolici. Egli però ha definito “del tutto legittima” la richiesta della Chiesa di poter utilizzare il complesso per le attività della Conferenza episcopale. “Il governo non potrà ignorare” la richiesta della massima espressione dei sette milioni di cattolici vietnamiti che da 27 anni, cioè dalla creazione della Conferenza episcopale, collabora con la nazione. Per questo il primo ministro ha dato incarico all’Ufficio affari religiosi, ai ministeri competenti ed al Comitato popolare di Hanoi di esaminare la questione. Il primo ministro, secondo quanto riferito nella riunione, ha elogiato il Vaticano e l’arcivescovo della capitale per aver posto fine alle manifestazioni che rischiavano di degenerare. E’ stato un atteggiamento di dialogo e buona volontà al quale il governo risponderà manifestando la stessa buona volontà.

La riunione ha anche esaminato la protesta dei cattolici montagnard per il divieto imposto ad alcuni sacerdoti di celebrare la messa di Natale nelle loro zone.

All’indomani della riunione, però, alcuni periodici statali come “Cattolici e popolo”, creati nel 1975 - quando il governo tentò, invano, di creare qualcosa sul tipo dell’Associazione patriottica cinese, per controllare la Chiesa – continuano ad attaccare i cattolici di Hanoi sulla questione dei beni della Chiesa. Proprietario del periodico è il Comitato per la solidarietà, contro il quale, il primo marzo, si è espresso il vescovo di Thai Binh, Francis Nguyen Van Sang. “Senza il Comitato – ha detto – i fedeli della mia diocesi vivono come buoni cittadini e buoni cattolici. Viviamo in pace, in armonia ed abbiamo buoni rapporti con tutti. E’ una realtà riconosciuta da tutti”. “Non abbiamo bisogno – ha aggiunto – di alcun tipo di Comitato” e “ci spiace che il Comitato serve solo a complicare le cose”. Il vescovo chiede al governo di riconsiderare il ruolo del Comitato, che “è solo un aggravio del bilancio nazionale”, oltre a creare un clima di maggiori sospetti e divisioni tra i credenti ed il governo.